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Congo

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Dettagli del libro Congo

  • Il titolo del libro: Congo
  • Pagina: 343
  • La data di pubblicazione del libro: 2019-09-13 17:29:13
  • File disponibili: Congo.pdf, Congo.epub, Congo.mobi
  • La lingua del libro: italiano
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In Congo

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Nel 1994, Jeffrey Tayler aveva trentatrÉ anni e gli amici di Mosca, la città; in cui viveva allora, non mancavano di ricordargli che aveva già; Vozrast Khrista, l’età; di Cristo, e che doveva sbrigarsi se voleva combinare qualcosa di buono nella sua vita.
Per sua fortuna, in quello stesso anno, Tayler ebbe per la prima volta tra le mani il romanzo di V.S. Naipaul, Alla curva del fiume, in cui si narra dell’indiano Salim che arriva a Kisanganim sul fiume Congo, per aprire un negozio e inziare una nuova vita. Tayler rimase notevolmente colpito dalla lettura. La parola Congo, con le sue o sonore, comincià a risuonare come il tamburo di un villaggio africano nella sua mente, come la promessa di un’esperienza unica.
Inizià allora a riflettere sulla storia del Congo, a studiare mappe, a consultare carte nautiche, a informarsi sulla storia delle spedizioni che l’avevano attraversato. Infine, nel febbraio 1995, davanti al globo di un pallido sole arancio che spandeva una fredda luce azzurrina sul paesaggio moscovita, concepà il suo temerario progetto: avrebbe compiuto da solo, in piroga, la discesa del più lungo tratto navigabile del Congo, da Kisangani fino alla Capitale, Kinshasa, una distanza di 1736 kilometri. Avrebbe affrontato e conquistato un grande fiume tropicale. Sarebbe stata l’impresa che avrebbe dato un senso alla sua vita. Avrebbe ripercorso le orme di Henry Morton Stanley, il grande esploratore britannico che, nel 1876, accompagnato da centinaia di africani e da tre europei, si addentrà da Zanzibar, sulle coste dell’Oceano Indiano, fino a Nyangwe, sul tratto superiore del fiume in piroga, combattendo lungo il tragitto contro tribù di cannibali; e, infine, raggiunse l’Atlantico , con metà; degli africani e senza i suoi compagni europei, morti per malattia, affogamento o fame.
In Congo È il racconto di questo sogno realizzato: una storia stupefacentee che ci restituisce tutto il fascino di uno dei paesi e dei fiumi più leggendari del mondo, tra [. ]

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Il libro Congo

I SOLDI POSSONO COMPRARE TUTTO FUORCHГ© GLI ONESTI.
Succoso il riassunto che fanno della nostra classe politica, i cui interessi ha anche scritto un libro denuncia sulla CIA con circa 200 nomi dentro. oops): 1964: Congo 1965: PerГ№ 1964-73: Laos 1961-73: Vietnam 1969-70: Cambogia
Kazzate
Il riassunto di tre anni di scuola superiore Grazie ragazzi! Alacqua,12/10/98,Che pagina che? Aragona,18/02/98,Il congo ГЁ un fiume. Pagano,16/03/98,Il riassunto mi ГЁ venuto piГ№ grande del libro.
La destrutturazione della madre e del padre.
Così ha riassunto la Alberoni il contenuto del suo ultimo libro “La cacciata di Illustrando la seconda parte del libro, l’autrice ha analizzato la grande Arabia Saudita, Siria, Vietnam, Congo, Zimbabwe, Paesi più competenti di

Il libro Congo

Autore: Giovannini, Giovanni
Editore: Mursia, Milano
Anno: 1966
Categoria: N.C.
>68657004

Congo Nel Cuore Delle Tenebre in vendita da luned 30 settembre 2019 alle 20:40 in provincia di Perugia

Note :
Volume in copertina rigida con sovraccoperta editoriale, 531 pagine, dedica dell’autore al frntespizio, 53 fotografie in nero fuori testo e 4 cartine. Buono stato. Spedizione entro 24 ore dalla conferma dell’ordine. (Mm 140×210) [rif. cat. 113120]

 

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Corriere: 5,50

CONGO INC. IL TESTAMENTO DI BISMARCK di In Koli Jean Bofane

Ci sono degli scrittori che ti fanno innamorare. A me era capitato leggendo Matematica Congolese di In Koli Jean Bofane. Poi ho letto Congo Inc. Il testamento di Bismarck, il suo secondo romanzo, e – come ho detto il 27 ottobre, quando Bofane È stato ospite qui da noi – ho dovuto un po’ rivedere la mia posizione: se quella per Matematica Congolese È stata una grande infatuazione, per Congo Inc. È decisamente amore vero.

La vicenda segue Isookanga, un pigmeo della tribù ekonda, troppo alto per i pigmei e troppo basso per il resto del Congo. Fermo (e un po’ ingenuo) sostenitore della globalizzazione, Isookanga decide di lasciare la foresta equatoriale e tentare la fortuna a Kinshasa. Arrivato nella grande città; Isookanga incontra il cinese Zhang Xia – con il quale “entra in affari mettendosi a vendere sacchetti d’acqua fresca – e una teoria di personaggi grotteschi, terribili e incredibilmente reali attraverso i quali viene dipinto un vero e proprio quadro del Congo contemporaneo e dell’eredità; del colonialismo e del precolonialismo. Il testamento di Bismarck appunto.

Congo Inc È uno di quei libri che ha la grande capacità; di dispensare in ugual misura sorrisi e pugni nello stomaco: È scritto con ironia, con sarcasmo e credo, in alcuni punti, con sofferenza. Quello di Bofane È uno sguardo decisamente lucido e disincantato che non risparmia niente e nessuno: sono straordinariamente sarcastiche le pagine dedicate alla chiesa (La chiesa della Moltiplicazione) e ai suoi sacerdoti, cosà come È straordinariamente ironica la figura dell’antropologa Aude Martin, tutta compresa nel suo populismo buonista e caratterizzata da un “senso di colpa occidentale con cui guarda il Congo e i Congolesi.

E poi, mentre si sorride, mentre si ride, arriva anche tutto il resto. Arrivano gli shÉguÉ (i bambini di strada), e incontriamo Sasha la Iattanza, costretta a prostituirsi dopo aver salvato suo fratello Tresor ed essere fuggita con lui dalla foresta; incontriamo Omari doppia lama, il bambino soldato condannato dalla sua stessa infanzia per essersi lasciato affascinare da una pistola ad acqua; incontriamo Modogo, un ragazzino che ha avuto come unica colpa quella di credere nella fantasia e essere un grande fan dei film horror.
E poi troviamo Kiro, il signore della guerra, un vero e proprio tuffo nell’orrore raccontato senza giri di parole, senza omissioni, in tutta la sua realtà;.

La cosa che fa male e che fa bene, in un libro come Congo Inc. È continuare a ridere fino a due righe prima dell’orrore e dopo, nonostante tutto, ritrovarsi a sorridere di nuovo, a denti sempre più stretti via via che il libro va verso la conclusione.
Se volete scoprire il Congo nella sua storia e nella sua attualità;, senza leggere un libro di storia ma un romanzo egregiamente scritto, questo È il libro ideale. E se non si vuole scoprire il Congo ma leggere un buon libro, questo È il libro perfetto: il Congo arriverà; come personaggio, ambientazione, carattere. E rimarrà; nella bocca ancora arcuata in un sorriso, un retrogusto un po’ amaro e un vago senso di nausea che sarà; impossibile scacciare del tutto.

Voi leggetelo, che ne vale la pena! E fate i bravi… compratelo da noi! Se volete ve lo teniamo da parte, basta scriverci!

Congo Inc. Il testamento di Bismarck
autore: In Koli Jean Bofane
editore: 66thand2nd
prezzo: 18 euro

In Congo

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Generalmente la consegna dell’ordine avviene il giorno lavorativo successivo all’affidamento del pacco al corriere per le spedizioni in Italia. Isole e CAP disagiati esclusi (vedi lista).

Nel 1994, Jeffrey Tayler aveva trentatrÉ anni e gli amici di Mosca, la città; in cui viveva allora, non mancavano di ricordargli che aveva già; Vozrast Khrista, l’età; di Cristo, e che doveva sbrigarsi se voleva combinare qualcosa di buono nella sua vita.
Per sua fortuna, in quello stesso anno, Tayler ebbe per la prima volta tra le mani il romanzo di V.S. Naipaul, Alla curva del fiume, in cui si narra dell’indiano Salim che arriva a Kisanganim sul fiume Congo, per aprire un negozio e inziare una nuova vita. Tayler rimase notevolmente colpito dalla lettura. La parola Congo, con le sue o sonore, comincià a risuonare come il tamburo di un villaggio africano nella sua mente, come la promessa di un’esperienza unica.
Inizià allora a riflettere sulla storia del Congo, a studiare mappe, a consultare carte nautiche, a informarsi sulla storia delle spedizioni che l’avevano attraversato. Infine, nel febbraio 1995, davanti al globo di un pallido sole arancio che spandeva una fredda luce azzurrina sul paesaggio moscovita, concepà il suo temerario progetto: avrebbe compiuto da solo, in piroga, la discesa del più lungo tratto navigabile del Congo, da Kisangani fino alla Capitale, Kinshasa, una distanza di 1736 kilometri. Avrebbe affrontato e conquistato un grande fiume tropicale. Sarebbe stata l’impresa che avrebbe dato un senso alla sua vita. Avrebbe ripercorso le orme di Henry Morton Stanley, il grande esploratore britannico che, nel 1876, accompagnato da centinaia di africani e da tre europei, si addentrà da Zanzibar, sulle coste dell’Oceano Indiano, fino a Nyangwe, sul tratto superiore del fiume in piroga, combattendo lungo il tragitto contro tribù di cannibali; e, infine, raggiunse l’Atlantico , con metà; degli africani e senza i suoi compagni europei, morti per malattia, affogamento o fame.
In Congo È il racconto di questo sogno realizzato: una storia stupefacentee che ci restituisce tutto il fascino di uno dei paesi e dei fiumi più leggendari del mondo, tra [. ]

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[PDF] Congo

da David van Reybrouck | November 17, 2016 | Storia

PUBBLICATO: 17 novembre 2016

Congo

DIMENSIONE: 9.5 MB

“Dimenticate tutti gli stereotipi sull’Africa. E leggete Congo! Roberto Saviano Si parte dal gigantesco estuario del fiume Congo, come i colonizzatori, i missionari, i bianchi hanno sempre fatto. Un getto possente di detriti, terra, alberi che trasforma l’oceano in un brodo torbido per centinaia di chilometri: “Le immagini del satellite lo mostrano chiaramente: una macchia brunastra che, durante il picco della stagione dei monsoni, si estende verso ovest per ottocento chilometri. Quando ho visto per la prima volta delle fotografie aeree mi È venuta in mente una persona che si era tagliata i polsi e li teneva sotto l’acqua, ma per sempre. Cosà, quindi, comincia un paese: diluito in una grande quantità; di acqua di oceano. E poi, attraverso centinaia di interviste con congolesi di tutte le età; e le etnie, attraverso lo studio della storia, dell’archeologia, della geografia e della climatologia, attraverso una scrittura tersa e coinvolgente, si va alla scoperta di un paese, di un popolo, di un continente. Dai primi insediamenti preistorici agli orrori della dominazione coloniale belga, dall’indipendenza alle guerre civili, attraverso giungle e città;, montagne di ghiacciai perenni e una natura ricchissima e incontaminata, un libro che davvero restituisce un mondo. Un fulminante bestseller in patria, tradotto nelle lingue maggiori, che ha vinto numerosi premi in tutto il mondo. Il più grande reportage africano dai tempi di Ryszard Kapuściński.

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Congo Stories: Ryan Gosling diventa fotografo e prova a raccontare l’Africa

L’attore ha regalato i suoi scatti per il libro degli attivisti John Prendergast e F > Ryan Gosling con il giornalista del New York Times, John Prendergast.

Segui i soldi e arriverai al punto cruciale della questione. L’attivista e autore del New York Times John Prendergast non ha dubbi quando gli si chiede perchÉ sia importante parlare di economia per inquadrare i problemi, sociali e politici, che una nazione come il Congo ha attraversato negli ultimi cinque secoli. È una (ovvia) questione di sfruttamento. Una parola, questa, che non a caso compare nel titolo della sua ultima fatica, Congo Stories: Battling Five Centuries of Exploitation and Greed, libro pubblicato lo scorso dicembre da Grand Central Publishing.

Prendergast e Ryan Gosling con Fidel Bafilemba e la giornalista Chouchou Namegabe.

Il volume, scritto a quattro mani con l’analista politico Fidel Bafilemba, e con postfazioni firmate da Dave Eggers e dalla giornalista Chouchou Namegabe, si avvale degli scatti di un fotografo d’eccezione, impiegato per questa nobile missione: Ryan Gosling. Supportato dall’amico regista Nicolas Winding Refn che poi ha pubblicizzato Congo Stories sul suo account Instagram, l’attore canadese ha infatti aderito in maniera entusiastica al progetto, rivelando un certo talento in un ruolo per lui inusuale, ma per cui È evdientemente portato.

Nicolas Winding Refn pubblicizza Congo Stories su Instagram

Ma perchÉ parlare proprio di questa nazione? PerchÉ, come diceva il filosofo algerino Frantz Fanon, «L’Africa ha la forma di una pistola e il Congo È il suo grilletto». Se fosse premuto, tutto il Continente esploderebbe. Il Congo, insomma, È l’emblema di un imperialismo esasperato, che ha portato allo sfruttamento costante di risorse naturali vitali per il sostentamento delle multinazionali occidentali dell’elettronica, solo per fare un esempio. «Basterebbe che si dichiarasse apertamente da dove si prendono i minerali per i PC e i cellulari per rompere questo circolo vizioso», ha spiegato Prendergast.

Gosling con Prendergast e l’attuale ambasciatore americano in Germania, Richard Grenell.

Catapultato in un’avventura più grande di lui, Gosling ha da subito apprezzato il compito che lo ha atteso, forte di un grande interesse per l’argomento suscitato in primis dalla visione di Hotel Rwanda, insieme a Blood Diamond uno dei film che ha meglio raccontato le lacerazioni storiche ed economiche dell’Africa. Il primo ricordo È legato ad un viaggio di otto anni fa, al confine tra Ruanda e Congo. Una sottile striscia di terra che mostrava con ferocia due mondi agli antipodi. «Le strade non erano state asfaltate di proposito. La nostra guida ci ha raccontato che non c’era modo migliore di quello per impedire alla popolazione di organizzarsi e ribellarsi», scrive Gosling nel libro.

Ryan Gosling e John Prendergast alla presentazione del libro all’UCLA.

Pur ammettendo di non essere un fotografo, Gosling ha considerato un dono il fatto di poter testimoniare storie e vicende dolorose che non sarebbero mai state raccontate dai media: «Tutti avevano la speranza legittima che potessimo condividere la loro storia con quante più persone possibile». E nella loro storia c’È la capacità; di andare oltre le atrocità; subite. Com’È successo ad Huguette, una ragazzina abusata da un soldato mentre andava a scuola e che ogni giorno era costretta a guardare in faccia l’uomo che l’aveva stuprata. Il sogno di Huguette È diventare un avvocato per impedire che fatti del genere si ripetano.

Gosling in Congo in una delle rare foto che si È fatto scattare.

Il volume non È solo il racconto puntuale dell’evoluzione della vita sociale del Congo, ma diventa oggi una sorta di bussola in un periodo politico molto delicato. Lo scorso mese, infatti, sono stati ratificati i risultati delle recenti elezioni presidenziali che hanno sancito la contestata vittoria di Felix Tshisekedi dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale. Un trionfo, il suo, sconfessato oltre che dall’avversario diretto Martin Fayulu, anche dalla Francia, dal Belgio e dalla Conferenza episcopale della Chiesa Cattolica congolese. Un’altra questione aperta, insomma.

 

  • Giornalismo, cinema e verità;: chi era Marie Colvin
  • Quanto c’È di vero nella storia vera di BlacKkKlansman?

 

Congo

di Van Reybrouck Dav >Feltrinelli , 2014

  • Prezzo di Copertina:
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  • € 21,25

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Informazioni bibliografiche del Libro

  • Titolo del Libro: Congo
  • Autore : Van Reybrouck David
  • Editore: Feltrinelli
  • Collana: Varia
  • Data di Pubblicazione: 17 Settembre ’14
  • Genere: STORIA D’AFRICA
  • Argomenti : CongoStoria
  • Pagine: 669
  • Traduttore: Paris F.
  • ISBN-10: 880749177X
  • ISBN-13: 9788807491771

Congo: Si parte dal gigantesco estuario del fiume Congo, come i colonizzatori, i missionari, i bianchi hanno sempre fatto. Un getto possente di detriti, terra, alberi che trasforma l’oceano in un brodo torbido per centinaia di chilometri: Le immagini del satellite lo mostrano chiaramente: una macchia brunastra che, durante il picco della stagione dei monsoni, si estende verso ovest per ottocento chilometri. Quando ho visto per la prima volta delle fotografie aeree mi È venuta in mente una persona che si era tagliata i polsi e li teneva sotto l’acqua, ma per sempre. Cosà, quindi, comincia un paese: diluito in una grande quantità; di acqua di oceano. E poi, attraverso centinaia di interviste con congolesi di tutte le età; e le etnie, attraverso lo studio della storia, dell’archeologia, della geografia e della climatologia, attraverso una scrittura tersa e coinvolgente, si va alla scoperta di un paese, di un popolo, di un continente. Dai primi insediamenti preistorici agli orrori della dominazione coloniale belga, dall’indipendenza alle guerre civili, attraverso giungle e città;, montagne di ghiacciai perenni e pianure rigogliose, miniere di ogni minerale prezioso e una natura ricchissima e incontaminata, un libro che davvero restituisce un mondo.
It starts from the giant Congo River estuary, as the colonists, missionaries, whites have always done. A powerful jet of debris, Earth, trees that turns the ocean in turbid broth for hundreds of kilometers, satellite images show him clearly: a brownish stain which, during the height of the monsoon season, extends westwards for 800 kilometers. When I first saw the photographs I came up with a person who had cut his wrists and held them under water, but forever. So, then, begins a country: diluted in a large amount of ocean water . And then, through hundreds of interviews with Congolese people of all ages and ethnic groups, through the study of history, archaeology, geography and climatology, through a clear and engaging writing, discovering a country, a people, of a continent. From the earliest prehistoric horrors of Belgian colonial rule, civil wars since independence, through jungles and cities, glaciers and mountains lush Plains, each precious mineral mines and rich and uncontaminated nature, a book that really returns a world.

“Un parà; in Congo e Yemen 1965-1969 di Robert Muller e I.E. Ferrario

Si chiama Robert Muller, di padre tedesco ma italianissimo. È autore, insieme allo scrittore e saggista milanese Ippolito Edmondo Ferrario, di un diario di indubbio interesse, per la “verginità; dell’argomento storico. Il libro È stato pubblicato da Mursia nel novembre 2016, col titolo “Un parà; in Congo e Yemen 1965-1969, (pp. 206, euro 17,00) con frequenti inserti fotografici.
La curiosità; del libro (l’interesse di cui si parlava) sta nella parentesi storica in cui si viene condotti dal racconto della vita movimentata di Muller. Vicende che nel loro corso trovarono spazio sui media dell’epoca e vennero accolte con raccapriccio, soprattutto le violenze nel Congo, una cinquantina di anni fa, ma che difficilmente i più potranno dire di conoscere o anche di avere sentito citare.

Robert Muller È stato tra gli europei che andarono a combattere in Congo, per la precisione in Katanga, regione secessionista dopo la concessione dell’indipendenza dal Belgio e la guerra civile che ne seguà. L’autonomia statale andà a rinfocolare i disordini alimentati dai conflitti etnici latenti tra le tribù e le fazioni politiche, strumentalizzati da Paesi esteri e da grandi cartelli societari internazionali, intenzionati a sfruttare le enormi ricchezze in materie prime del sottosuolo e del territorio centroafricano.
Perfino l’ONU si schierà contro il leader della secessione del Katanga, MoisÈ Ciombe, che bandà un arruolamento di tutti i volontari europei disposti ad addestrare le sue truppe ed eventualmente anche a combattere. Erano chiamati les affreux, i terribili, dei mercenari, gente di tutte le risme soprattutto le peggiori.
Robert Muller era stato attratto fin dall’inizio dalle cronache dall’ex Congo belga. Il papà; era un soldato tedesco (anti hitleriano, ma nazionalista fino al m /> Iscrivendosi a un corso paramilitare di paracadutismo, aveva preso il brevetto di lancio, privatamente, perchÈ da figlio unico di madre vedova era esente dagli obblighi di leva.
Il suo progetto di andare a combattere in Congo era maturato quando Ciombe, diventato nel frattempo capo dello Stato congolese, aveva lanciato un secondo bando agli europei, per fronteggiare i ribelli comunisti, i Simba, che andavano insanguinando il Paese, uccidendo grandi e piccoli purchÉ bianchi o “servi dei padroni. Era cosà, almeno, che Robert Muller interpretava i fatti.

Nel 1965, partito in treno fino a Bruxelles con l’amico Girolamo, si era arruolato nell’ambasciata del Congo e poi era aveva raggiunto in aereo Leopoldville, la capitale, destinato al reparto Paras Cobra Bukavu.
A Stanleyville prima operazione, un rastrellamento intorno all’aeroporto, prima cattura di due ribelli che sparavano contro gli aerei in atterraggio e primo dei tanti ordini feroci dei superiori, da eseguire senza obiettare: ucc /> L’avventura continua per il “biondino, tra imboscate tese e subàte, massacri e lunghi scontri a fuoco, in compagnia di militari in congedo, di ex legionari, di neonazisti, di paracadutisti di ogni nazionalità;. Tanti poco di buono, qualche eroe.
Al ritorno in Europa, congedato con due mesi di anticipo sull’anno sottoscritto, dovette imparare a dormire di nuovo in un letto, senza sdraiarsi a terra. Dieci mesi in Congo lo avevano cambiato definitivamente, la vita di tutti i giorni gli sembrava un abito di una misura sbagliata.
Fece di tutto per ripartire, per trovare una guerra che facesse per lui. E la trovà nello Yemen: la ribellione monarchica, fomentata dall’Arabia Saudita, contro i repubblicani, armati dal blocco dell’Est e dalla Cina. Altri mesi di azione. Poi il ritorno sempre difficile alla vita civile.
È stato a lungo in Sudafrica e risiede in Francia. I rimpianti fanno parte della vita:

“nonostante cià non mi sono mai pentito di quello che ho fatto. Se non avessi vissuto quei periodi cosà intensi, di libertà; assoluta, quel volere andare oltre, più avanti e ancora di più, oggi sarei un povero vecchio.

Alle volte, confessa tristemente,

“penso che sarebbe stato meglio morire in quel tempo, nel pieno dei miei anni migliori, correndo incontro alla sfida della vita, come È successo a molti di noi, e non vedermi morire ora. Giorno per giorno.

Che differenza tra le avventure del giovane parà; e le malinconie dell’anziano Robert Muller.

 

Congo, il genoc >Possedimento personale di re Leopoldo II del Belgio, il Congo fu soggetto a uno sfruttamento così brutale da fare 10 milioni di vittime in 23 anni. Passato sotto l’amministrazione paternalistica del Belgio, la situazione migliorò, ma non a sufficienza da cancellarne le ferite.

 

«Di fronte alla spaventosa ferita causata dal commercio che, nell’interno dell’Africa, fa più di 100 mila vittime all’anno, i cittadini dei paesi civilizzati devono accordarsi per guarirla. per aprire alla civilizzazione la sola parte del globo, in cui essa non è ancora penetrata». Così disse re Leopoldo ii del Belgio davanti ai delegati della Conferenza geografica da lui promossa a Bruxelles nel 1876.
Ma in un’altra occasione non nascose le sue mire imperialiste sul Congo: «La storia insegna che le colonie sono utili. Diamoci da fare per averne una anche noi. Guardiamo dove ci sono terre non occupate, popoli da civilizzare e guidare allo sviluppo, assicurandoci al tempo stesso nuove fonti di guadagno, impiego per le nostre classi medie, un po’ di azione per il nostro esercito e per tutto il Belgio l’opportunità di provare al mondo che anch’esso è un popolo imperiale, capace di governare e illuminare gli altri». Parole chiare; la storia fu peggiore.

STANLEY: IL BATTISTRADA

Verso la metà del 1800, l’Africa fu portata di nuovo alla ribalta europea dagli esploratori che vi si addentrarono per curiosità scientifica, scopi umanitari e missionari. I loro resoconti rivelarono pure le ingenti risorse naturali di cui era ricco il continente, scatenando tra le potenze europee, grandi e piccole, la corsa all’Africa.
Ne è un esempio il giornalista Henry Morton Stanley che, per conto del New York Herald e del londinese Daily Telegraph, tra il 1874 e 1877, diresse la prima spedizione africana da est a ovest, da Zanzibar all’Atlantico, discendendo tutto il corso del fiume Zaire. Così scrisse sul Daily Telegraph: «Vi posso provare che la potenza che possiederà il Congo potrà assorbire in se stessa il commercio di tutto il suo enorme bacino. Il fiume è e sarà la grande autostrada per i traffici dell’Africa occidentale».
Era proprio quello che cercava re Leopoldo II per realizzare le sue ambizioni coloniali. Per aggirare il governo belga, che non mostrava interesse né aveva risorse economiche e militari per un’avventura imperialista, nel 1876 il sovrano fondò l’Associazione internazionale dell’Africa (poi Associazione internazionale del Congo); nel 1878 prese Stanley al suo servizio e lo inviò nella regione congolese per stipulare contratti commerciali e diplomatici con le popolazioni dislocate nel bacino del fiume Zaire, ribattezzato Congo.
In pochi anni l’agente Stanley firmò oltre 400 trattati di commercio o protettorato con i capi locali; con il sostegno dello schiavista arabo Tippu Tip fondò diversi empori, tra cui Stanleyville (oggi Kisangani) e Léopoldville (Kinshasa) e avviò lo sfruttamento sistematico del paese.
L’esempio di Leopoldo fu imitato dal cancelliere Bismarck, che si precipitò a procurare un posto al sole per la Germania. Ma la comparsa sulla scena di due nuove potenze coloniali, provocò le reazioni della Francia, Gran Bretagna e Portogallo, i cui interessi nella regione risalivano a un periodo molto anteriore.
Per appianare le divergenze, fu convocata la Conferenza dell’Africa Occidentale, meglio conosciuta come Conferenza di Berlino, in cui parteciparono quasi tutti i paesi europei, più Turchia e Stati Uniti. Dal novembre 1884 al febbraio 1885, l’Africa fu spartita in zone di influenza, con confini che resistono a tutt’oggi. Le rivalità tra le varie potenze favorirono le mire di Leopoldo, sostenute dal Bismarck e l’antico regno del Congo fu diviso in tre parti: al Portogallo toccò l’Angola e Cabinda; alla Francia la fetta a nord del fiume Zaire; al monarca belga le terre esplorate da Stanley, cioè tutto il bacino del grande fiume e zone circostanti. Nasceva il Libero stato del Congo che il parlamento belga riconobbe come proprietà «esclusiva» di Leopoldo II, senza gravami sui contribuenti belgi.
Non pago dell’immenso territorio, grande come l’Europa (Russia esclusa), re Leopoldo, con pretesti più o meno «scientifici», organizzò spedizioni per impadronirsi, a nord, delle regioni del Sudan orientale e, a sud, delle province del Kasai e Baluba: quasi 2,5 milioni di chilometri quadrati.

L’ORRORE DEL CAUCCIÙ

«Nella maggioranza dei casi, l’indigeno deve compiere ogni due settimane un viaggio di un giorno o anche più per raggiungere nella foresta un luogo con una quantità sufficiente di alberi della gomma. Qui conduce una misera esistenza. Deve costruirsi un riparo temporaneo che non può sostituire la sua capanna; non ha il suo cibo abituale, è esposto alle intemperie del clima tropicale e agli attacchi di bestie feroci. Deve poi portare il prodotto raccolto all’agenzia dell’amministrazione (o della compagnia); solo allora può tornare al suo villaggio, dove rimane appena due o tre giorni, prima che gli venga assegnato un nuovo compito. Di conseguenza la maggior parte del suo tempo è occupata nella raccolta del caucciù». Così si legge nella relazione della commissione d’inchiesta del 1906.
Ogni villaggio doveva consegnare all’amministrazione 5 pecore o maiali, o 50 galline, 125 carichi di manioca, 60 kg di caucciù, 15 di granturco o arachidi e 15 di patate dolci. L’intero villaggio doveva lavorare un giorno su quattro alle opere pubbliche.

L’adempimento degli obblighi veniva assicurato da guardie africane reclutate in altre regioni, o da agenti prezzolati dello stesso villaggio. Con l’incoraggiamento dell’amministrazione, guardie e agenti perpetravano atti di inaudita ferocia: portavano via donne e beni; al minimo segno di resistenza mutilavano i malcapitati o li uccidevano.

Spesso le compagnie organizzavano contro i villaggi spedizioni punitive nel corso delle quali – secondo il rapporto della commissione – uomini, donne e bambini venivano uccisi senza pietГ . Con tali metodi le compagnie concessionarie e lo stesso Leopoldo intascarono decine di milioni.

Con le rendite provenienti dal Congo, Leopoldo assicurГІ a ogni membro della numerosa famiglia reale un reddito annuo fra i 75 mila e i 150 mila franchi; acquistГІ in Belgio e in Francia vaste proprietГ terriere per un valore di 30 milioni di franchi. EffettuГІ spese enormi per corrompere la stampa, creando un apposito ufficio che mascherasse i suoi crimini.

Come mai l’opinione pubblica non fermò in tempo tali atrocità ? Perché, ancora oggi, esse rimangono quasi sconosciute? A nessuno viene in mente che i massacri avvenuti in questi anni nella regione dei Grandi Laghi hanno radici negli orrori del colonialismo?
Leopoldo diceva di non essere responsabile davanti a nessuno per ciò che i suoi agenti facevano in Congo. In Belgio, il parlamento e l’opinione pubblica in generale consideravano l’intera impresa imperialistica come un affare sporco del sovrano e non ne volevano sapere. Alle altre potenze coloniali il monarca diceva di guardare in casa propria: agli americani rinfacciava lo sterminio dei pellerossa, ai tedeschi l’eliminazione degli herero in Namibia; agli inglesi gli orrori della guerra anglo-boera; ai francesi gli stessi suoi metodi (lavoro forzato, ostaggi, distruzione di villaggi) praticati nell’Africa Equatoriale.
Quando le notizie delle atrocità commesse in nome di Leopoldo cominciarono a diffondersi attraverso i missionari, si scosse anche l’opinione pubblica, prima quella mondiale, poi anche quella belga.
Il nero americano George Washington Williams, partito per il Congo nel 1890 e constatata l’entità del martirio inflitto ai congolesi, scrisse una lettera a Leopoldo, rinfacciandogli che i servizi pubblici efficenti da lui sbandierati erano un’impostura: non vi erano né scuole né ospedali, ma solo qualche capanna «neppur degna di ospitare un cavallo».

Nel 1908 il parlamento del Belgio votò l’annessione del Congo, denominato Congo Belga. Il governo accettò volentieri il passaggio di proprietà : l’anno prima vi era stato scoperto il primo diamante (vedi riquadro).
Per guarire le ferite del periodo leopoldino, furono ripensati obiettivi e metodi della politica coloniale: fu abolito il lavoro forzato, soppressi i monopoli sui prodotti agricoli, limitata l’espropriazione delle terre appartenenti alle comunità , fu redatto un Codice del lavoro per gli addetti allo sfruttamento delle miniere.
Vennero rinegoziate le vecchie concessioni e varie compagnie ricondotte sotto stretti controlli amministrativi. Ma poichГ© intere regioni del Congo continuarono a essere dominate dalle grandi imprese finanziarie e minerarie (Unilever, SociГ©tГ© GГ©nГ©rale du Belgique, Union MiniГЁre du Haut Katanga. ), i metodi di gestione e sfruttamento non si differenziarono molto da quelli leopoldini.
Dal 1919 in poi, la produzione agricola (olio di palma, caffГЁ, gomma) delle compagnie e degli indigeni, lo sviluppo delle miniere di rame del Katanga e la scoperta dei diamanti assicurarono una bilancia commerciale favorevole alla colonia: ciГІ permise di attuare miglioramenti sociali in settori come istruzione, sanitГ , abitazione.
Erano, però, provvedimenti del tutto paternalistici: servivano a formare aiutanti più sani e adeguati nello sfruttamento del paese. Fino al 1950, per esempio, l’istruzione superiore era quasi inesistente: nel 1953 c’era una scuola secondaria ogni 870 scuole elementari.
Al paternalismo si univa un bel pizzico di razzismo. Una legge dell’amministrazione leopoldina del 1898 obbligava bianchi e neri a risiedere in zone diverse della città ; solo nel 1926 un’ordinanza stabilì che gli amministratori territoriali potevano concedere eccezioni (forse per maggiore comodità della servitù indigena).
Inoltre, ai congolesi era proibito l’uso di alcolici e di circolare nelle ore notturne (divieto in vigore fino al 1959); non avevano accesso alla partecipazione nel governo generale e nell’amministrazione delle 5 province in cui era divisa la colonia. Solo a livello locale i capi tribali potevano esercitare una certa autorità e democrazia.
Soldati e poliziotti non venivano addestrati per accedere a posti di responsabilitГ (almeno fino al 1957), ma servirono ottimamente come carne da macello nelle due guerre mondiali. Durante la prima guerra mondiale le truppe congolesi combatterono con gli alleati in Africa, strappando ai tedeschi la colonia del Rwanda-Urundi, che la SocietГ delle Nazioni affidГІ in mandato al Belgio (1919).

Nel corso della seconda guerra mondiale venne potenziata l’attività industriale ed estrattiva, soprattutto dell’uranio, utilizzato nella fabbricazione delle prime bombe atomiche. Nell’esperienza bellica il Congo acquistò anche una maggiore coscienza del proprio ruolo e la crescita delle istanze anticolonialiste nei paesi asiatici e africani determinò la comparsa di movimenti indipendentisti, che in un primo momento il Belgio tentò di contrastare con la concessione di alcune riforme, in particolare nel settore agricolo e dell’insegnamento.
Di fronte alle crescenti rivendicazioni indipendentiste, nel 1955 Baldovino i lanciò la proposta di una comunità belga-congolese; ma l’opinione pubblica del Belgio continuava a disinteressarsi alla colonia, vista come un affare che non riguardava la gente per bene e che era meglio lasciare alle cure del Ministero delle colonie, delle missioni cattoliche e di poche importanti società di Bruxelles.
Intanto, dalle scuole cattoliche, era uscita una nuova classe, detta degli «evoluti», che si confrontò con la cultura occidentale assorbendola. Nel 1957 fu permessa la formazione di partiti e, alla fine dell’anno, la popolazione nera partecipò per la prima volta all’elezione dei consigli cittadini: i suoi rappresentanti ottennero la maggioranza dei seggi.
Tra i numerosi movimenti tribali, solo il Movimento nazionale congolese (Mnc), guidato da Patrice Lumumba, riuscì a coagulare gli interessi nazionali, contrastando le tendenze secessioniste e inalberando la bandiera dell’indipendenza.
Dopo gli scontri sanguinosi avvenuti a LГ©opoldville nel 1959, durante una manifestazione nazionalista, re Baldovino cercГІ di calmare gli animi, promettendo una rapida indipendenza. Ma i coloni bianchi risposero con una nuova ondata di terrore.
Quello stesso anno, il governo belga e i rappresentanti congolesi s’incontrarono a Bruxelles, per stabilire le modalità della concessione dell’indipendenza. Ma tra i leader politici congolesi non vi era identità di vedute: mentre il Mnc di Lumumba sosteneva la costituzione di uno stato unitario, al di là delle differenze etniche e regionali, l’Abako (Associazione dei bakongo) e il Conakat (Confederazione delle associazioni katanghesi) sostenevano la creazione di una confederazione.
Le elezioni del maggio 1960 diedero la maggioranza al Mnc: Lumumba assunse la guida del governo, cedendo la presidenza a Joseph Kasavubu, leader dell’Abako. La Repubblica indipendente del Congo fu proclamata il 30 giugno del 1960.

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